La dieta del silenzio. La noia. Basta con (certi) blog letterari

Internet porta a scrivere in modo compulsivo, continuo. Uno spazio curato da una singola persona, se il suo interesse è quello di raggiungere un numero di utenti considerevole, deve proporre una paio di contenuti al giorno. Articoli di poche righe e appetibili ai motori di ricerca; altrimenti l'autore del blog deve essere 'celebre' oppure proporre contenuti multimediali, il solito cretino di turno che va a fare domande scontate e 'scottanti' al solito politico decerebrato. Oppure guide. Oppure generatori casuali di: così ogni volta che uno aggiorna la pagina del generatore casuale di: per leggere un altro discorso surreale di le visite sul blog/sito aumentano. Ce la fanno anche realtà come Poesia2.0, Nazione Indiana, AbsoluteVille, Carmilla, Finzioni... Perché possono contare su un nutrito numero di penne ma ultimamente avverto una sorta di sfilacciamento, di dispersione; non è sempre possibile avere delle buone idee.

Faccio sempre più fatica a trovare qualcosa che non risponda a una sorta di regola invisibile: del tanto so dove andrai a parare e questo secondo me è anche dovuto a un deficit di democrazia, alla impermeabilizzazione che l'arrivo dei social network ha comportato (e gli esperimenti di Ibrid@menti a riguardo sono stati molto significativi): una volta il nodo era il blog, era l'arena dove anime differenti e con opinioni discordanti tra loro entravano in conflitto, si combattevano, ora con Facebook ognuno sceglie di chi essere amico e di chi no, con chi parlare e con chi no, ogni tensione così è lenita o peggio, sedata del tutto. Facciamo capannello e ci scegliamo le persone con le quali parlare, il risultato sono tante piccole polis del web convinte, ognuna, di avere ragione.

Per questo motivo adesso come in passato mi diverto a fare il provocatore, perché oggi più che mai abbiamo bisogno di uno stress-testing. In ogni spazio che mi viene concesso cerco di parlare con schiettezza e con durezza, rifiutando i toni del politicamente corretto, sono stanco del buonismo imperversante dove, nel momento stesso in cui si dà per appurato che facciamo tutti parte della stessa comunità, quella dei letterati, non ci è più possibile, per esempio dire: questa poesia fa schifo. Dove ogni cosa è relativa e risponde alla necessità di evitare tensioni, dove ogni cosa ha una dignità artistica nel momento stesso in cui il suo claudicare è sorretto da un intervento critico confezionato da un amico.

Prego ogni giorno di aprire uno dei suddetti blog e leggere l'articolo del dimmi qualcosa che non so e, allo stesso tempo, un post cattivo, cattivissimo: c'è una realtà di critica militante che volutamente viene sempre ignorata ma che, per rigore di analisi e capacità comunicativa è impareggiabile. Snobbata e, in alcuni casi, solo per la letteratura della quale tratta, troppo main-stream, mi riferisco a Gamberi Fantasy, dovremmo tutti prendere esempio da Gamberi Fantasy.

Eppoi ci sono quei contenuti che sono pubblicati in internet benché concepiti per la pagina stampata. Leggere a schermo è stancante e così si dovrebbe scrivere o pezzi brevi o che siano, almeno, 'impaginati' bene, metterci, per esempio, qualche immagine e qualche riga bianca per far riposare la vista, qualche ipertesto che consenta approfondimenti: nisba/nada. Poi ci sono realtà come GAMMM che per dire noi siamo la neo-avanguardia si ritrova a proporre del materiale scadente solo perché è stato usato paint per realizzarlo. Ma il problema è che tutta la mia stima va a GAMMM perché almeno ci prova (e a volte ci azzecca pure, cheddico, ottenendo anche risultati entusiasmanti) e, nel bene e nel male, dimostra coraggio.

E, per concludere, se per stare al passo, uno deve leggersi ogni pezzo che viene pubblicato nei già citati, aggiungendo la produzione web dei Wu Ming e qualche blog personale, penso a quello di Mozzi e a quello di Ferrucci il rischio è di essere arrivati a sera con una grande confusione in testa e soprattutto senza aver messo mano a nessuno dei nostri scritti, senza aver scritto una riga che sia una, senza aver aperto un buon libro. E allora una volta all'anno ci dovremmo mettere tutti d'accordo e organizzare un mese di silenzio nel quale, la comunità letteraria italiana, non pubblichi nulla online, una sorta di 'ramadan', farebbe a tutti bene... La noia è sana.